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Interventi di Chirurgia Traumatologica

Fratture della Cavità Orbitaria

Durata: 1 Ora
Riposo: 20/30 Giorni

Cosa sono le fratture della cavità orbitaria?

Le fratture della cavità orbitaria a causa della posizione prominente del viso ai traumi ed alla fragilità dell’orbita oculare stessa, si posizionano tra le più frequenti fratture del massiccio facciale dopo quelle dello zigomo, della mandibola e del naso.

Le fratture delle pareti orbitarie vengono suddivise in fratture blow-in e fratture blow-out.

Nelle prime, blow-in (abbastanza rare), i frammenti ossei procurati dalla rottura rimangono all’interno dell’orbita diminuendone di conseguenza il volume. La diminuzione di volume dell’intera orbita procura la proiezione in avanti del bulbo oculare.

Nelle fratture blow-out, molto più comuni, la dislocazione dei frammenti ossei verso l’esterno procura un aumento del volume dell’orbita ed il dislocamento posteriore del bulbo oculare. Alla vista l’occhio del paziente risulterà “rimpicciolito” (enoftalmo).

Le fratture blow-out vengono definite pure se è interessata solo la parete della cavità oppure impure nei casi in cui sono coinvolte più parti dell’anello orbitale.

Orbita Oculare

Le cause delle fratture dell’orbita hanno sempre origine traumatica (generalmente traumi sportivi, colluttazioni o incidenti); il paziente, in relazione alla tipologia di frattura potrebbe, presentare edemi, ecchimosi, disestesia (disturbi della sensibilità di metà guancia, labbro superiore e parte del naso), alterazioni della motilità oculare, enoftalmo (occhio retro-posizionato rispetto al controlaterale), diplopia (visione doppia in alcune o tutte le posizioni dello sguardo).

Gli interventi

L’intervento di riduzione della frattura dell’orbita deve essere trattato, in anestesia generale, non oltre i 15/20 giorni dopo la frattura. Ha una durata che varia in funzione della complessità del caso, generalmente non meno di 1 ora e consiste nella ricostruzione della parete orbitaria fratturata e nel corretto riposizionamento del contenuto dell’orbita.

Il chirurgo provvede a praticare una incisione transcongiuntivale, sottopalpebraleo o subciliare (in relazione alle caratteristiche della frattura) e, con l’aiuto di appositi scollatori, provvede all’ispezione dell’orbita.

Individuato il/i punto/i di frattura il chirurgo può intraprendere tre vie che prevedono:

  • in casi di frattura minima, l’inserimento di una sottilissima membrana in pericardio bovino a colmare il gap osseo creatosi.
  • in casi di fratture medie, un innesto eteroplastico (osso di suino deantigenato) in modo da fornire il supporto necessario per la corretta auto-rigenerazione ossea.
    Quest’ultimo è una membrana fatta di osso corticale eterologo di consistenza semirigida che viene innestata previa sagomatura in funzione della morfologia del difetto osseo.
  • in casi di fratture estremamente grandi dove vi è la completa rottura, ad esempio del pavimento orbitario, si esegue l’estrazione ed il riposizionamento dei frammenti o l’applicazione di una retina rigida in titanio preformato, fissata con opportune viti chirurgiche sul margine orbitario.

Prima che venga inserita la lamina di pericardio, ossea o in titanio, il chirurgo provvede al riposizionamento nella corretta sede di tutto il contenuto orbitario depiazzato.

Nel caso di incisioni transcongiuntivali l’intervento termina con la sutura dell’incisione con fili chirurgici riassorbibili, nel caso di incisioni subciliari o sottopalpebrali, invece, verranno utilizzati fili di sutura non riassorbibili.

La difficoltà del trattamento chirurgico di queste fratture è legata alle possibili problematiche relative alla struttura nervosa e muscolare presente nella cavità orbitaria ed al ridotto spazio di cui dispone il chirurgo per operare

Degenza e Postintervento

La degenza post operatoria in un intervento di chirurgia ricostruttiva delle pareti orbitarie dura, esclusi i casi di fracasso, 1/2 giorni, nei quali saranno possibili gonfiori, ecchimosi e in particolari casi una lieve diplopia che però, in gran parte dei casi, andrà rapidamente migliorando nel corso dei giorni successivi.

Il periodo di convalescenza è di circa 20/30 giorni e prevede l’assoluta astensione da attività sportive e l’astensione dal soffiarsi il naso; quest’ultimo per evitare pressioni (dell’aria) sulle zone orbitarie ricostruite, che interferirebbero nella corretta calcificazione ossea.

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